Stefano Pierpaoli
L’identità è strategia

Stefano Pierpaoli

Esperto di politiche culturali, scrittore, giornalista freelance
Figura eclettica da anni vivace animatore del panorama culturale italiano.
Da tempo è direttore del Filmstudio, patria storica del cinema indipendente.

È stato coordinatore nazionale di Indicinema, realtà che, tra il 2010 e il 2014, inserì numerosi elementi di contraddizione di sistema che oggi appaiono ancora più attuali.

Esperto di modelli culturali inclusivi, ha promosso in tutta Italia esperienze d’avanguardia anche a favore dell’accessibilità al cinema per le persone disabili.

Stefano Pierpaoli, in virtù di un’analisi solo apparentemente teoretica, ha determinato un percorso strategico dividendo l’attuale panorama in tre grandi macro argomenti: cinema indipendente, mercato e cultura.

Senza una definizione e quindi senza un riconoscimento di identità del cinema indipendente, il confronto con Istituzioni e politica non potrà che essere astratto e generico.

Non potendo contare su un paradigma che permetta di definire con precisione cosa si intende per cinema indipendente, la stessa ampia popolazione di figure che lavorano nel settore non raggiungerà la coesione indispensabile per rappresentarsi unitariamente e ottenere leggi efficaci né diritti maggiori.

L’identità si stabilisce solo attraverso l’individuazione di valori e riferimenti comuni ed è grazie a questi elementi si acquisisce una maggiore forza anche sul mercato.

Il mercato è una dimensione tutt’altro che astratta e si regola sulle quote di prodotto distribuito. In Italia è evidente un enorme squilibrio tra i film italiani indipendenti e le produzioni dei gruppi dominanti.

Esistono tuttavia strategie che permetterebbero di conquistare maggiori spazi proprio grazie a una più definita caratterizzazione e al conseguente riavvicinamento con un pubblico da cui ci si è colpevolmente allontanati.

La sfida è tutta culturale e può essere vinta recuperando il senso più autentico della cultura stessa, oggi ridotta a calcoli di audience in una dimensione di solo svago, intrattenimento e distrazione.

Deve essere quindi ricomposto il significato e il valore della cultura per poter poi operare in un territorio oggi abbandonato ma che può invece costituire un’enorme opportunità di sviluppo e di lavoro.

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